LA SATIRA POLITICA E IL PROFETA VISTI DA SUD 8/2/06
Parla Daniel Rabanal , matita satirica del colombiano Cambio
Emanuele Giordana
Mercoledi' 8 Febbraio 2006
Daniel Rabanal, argentino di nascita e colombiano di adozione (ma di origini italiane: la sua famiglia è di Sala Consilina), è la penna satirica del settimanale Cambio, la rivista colombiana creata da Gabriel García Márquez. I protagonisti delle sue vignette satiriche sono soprattutto Dio e San Pietro: due personaggi molto terreni che guardano dall’alto in basso le piccole cose del mondo. E, senza scomodare il profeta, ne discutono addirittura con Allah. Il suo è il punto di vista di un affermato vignettista latinoamericano, patria della satira politica nei tempi duri delle dittature golpiste. Gli abbiamo chiesto di commentare le vicende di questi giorni, le reazioni, la decisione di ripubblicare le vignette.
La polemica è scoppiata proprio dalla ripubblicazione delle vignette del Posten…
Dal mio punto di vista la polemica suscitata da queste caricature mette in evidenza l’insostenibile complessità delle relazioni internazionali in un mondo globalizzato ma anche unipolare. Da una parte c’è l’estrema intolleranza del mondo musulmano che, eretto a unica controparte della vicenda, sembra non avere via d’uscita. Dall’altra parte c’è invece una superbia leggera e che esprime il disprezzo dell’Occidente di fronte a una cultura che, ragionevolmente, non intende accettare le condizioni che gli si vogliano imporre. Una volta scoppiata la polemica, la ripubblicazione delle caricature da parte di altri giornali europei mi è sembrata una provocazione del tutto gratuita.
In che senso?
Voglio dire che non deve esistere alcun obbligo da parte di chi non professa una determinata religione di seguire alla lettera i suoi precetti (nelle mie caricature Dio dialoga con Allah, suo cugino), però mi pare anche una norma elementare non mancare di rispetto a nessuno. Ad ogni modo mi pare ovvio che, tanto da una parte come dall’altra, è stato fatto un utilizzo politico smisurato della vicenda, mettendo sempre più legna al fuoco e facendo arrivare la questione a un punto francamente esagerato. Una riflessione che dovrebbe essere propria di chi dirige i mezzi di informazione è che nulla di ciò che si dice, si scrive, si commenta, o più in generale si diffonde, è limitato a uno spazio ridotto. Di conseguenza, la responsabilità deve essere ancora più grande.
Hai mai avuto problemi col tuo lavoro di matita satirica in Colombia?
Personalmente no. Nelle mie vignette Dio e (san) Pietro commentano soprattutto quello che accade qui in terra e abitualmente ne discutono con Allah, il Diavolo o Budda. L’unica critica che ho ricevuto è stata quella di un medico che protestò per via del fatto che Pietro … fuma costantemente. Pare che questo non sia di buon esempio per i mortali…
Quanto è importante il lavoro di commentatori che, in un disegno, divulgano un breve ma intenso editoriale?
La satira politica è una forma di opinione e commento che mi sembra fondamentale. Il suo carattere, necessariamente sintetico e tagliente, rende manifesti aspetti della realtà che non sono sempre di facile accesso per la parola scritta. In America latina è stata di grande utilità nei tempi in cui esisteva una censura davvero estesa e quando la denuncia attraverso la satira risultava una forma contro la quale le autorità potevano poco. Per fortuna, sembra che quei tempi, per lo meno in gran parte dei paesi del continente, siano alle spalle. Oggi non è più necessario utilizzare esotiche perifrasi per dire che questo va bene o quest’altro va decisamente male.